NEW YORK, NY - SEPTEMBER 13: Novak Djokovic of Serbia celebrates in the third set against Roger Federer of Switzerland during their Men's Singles Final match on Day Fourteen of the 2015 US Open at the USTA Billie Jean King National Tennis Center on September 13, 2015 in the Flushing neighborhood of the Queens borough of New York City.   Clive Brunskill/Getty Images/AFP
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LA GESTIONE MENTALE DELLE DIFFICOLTA' DI UN TENNISTA. 2° PARTE: L'UTILIZZO DEI SENSI
Ogni individuo costruisce le sue esperienze attraverso l’ausilio dei canali sensoriali.
Vista, udito, tatto, olfatto e gusto sono i nostri punti di contatto con la realtà che circonda. Attraverso di essi fin da bambini costruiamo la nostra realtà, una vera e propria mappa del territorio, delle esperienze, del nostro vissuto, che ci identifica, ci rende unici e diversi da ogni altro individuo.
E’ facile intuire quindi, quanto sia importante arricchire il più possibile le nostre esperienze utilizzando ogni canale sensoriale,evitando di utilizzare in maniera preponderante quello che ognuno di noi preferisce, a scapito degli altri sensi e quindi della ricchezza della nostra guida interiore.
E’ interessante vedere a questo proposito come molti insegnanti, nelle varie discipline sportive e di conseguenza anche nel tennis, trascurino di inserire sessioni di allenamenti dedicate allo sviluppo dei sensi.
Il più delle volte nell’insegnamento viene utilizzato un metodo prescrittivo, direttivo, cercando di trasferire nozioni tecniche, informazioni, in modo verbale, senza prendere in considerazione il disagio dell’allievo, le emozioni che ci sono dietro a questo disagio, pensando probabilmente che esso possa sparire applicando quelle nozioni tecniche suggerite verbalmente dall’insegnante.
Una visione della didattica così schematica assomiglia molto all’utilizzo di una medicina con effetto antidolorifico, prescritta prima di effettuare delle analisi accurate. Una volta ingerita ti evita di percepire cosa succede all’interno del tuo corpo, ti toglie il dolore, ma cura solo il sintomo e non la causa del tuo problema.
Per fare un esempio, di come influiscono i nostri sistemi sulle prestazioni pensa ad un giocatore che utilizza in maniera preferenziale il sistema auditivo. Questa sua abitudine potrebbe portarlo a trovarsi a suo agio in ambienti dove il suono è amplificato, come ad esempio all’interno di un pallone, mentre all’aria aperta, può essere disturbato da varie interferenze auditive esterne. La reazione inconscia alla difficoltà di concentrazione prodotte dal disturbo al sistema auditivo, potrebbe tradursi in uno stato d’animo negativo. Lo stato d’animo negativo riduce generalmente la capacità di accedere alle proprie risorse, determinando un calo prestazionale.
Il rischio che si corre nel non riconoscere le difficoltà sensoriali e quindi emozionali del giocatore, può portare un allenatore a pensare che il problema sia dovuto a stanchezza fisica o a difficoltà riconducibili alle abilità tecniche. Il più delle volte si propongono soluzioni improntate su ulteriori sessioni dedicate alla tecnica, o alla preparazione fisica, che difficilmente porteranno risultati, in quanto il problema è più profondo, legato ai canali sensoriali che influiscono sulle emozioni e di conseguenza sui risultati.
 Il primo passo da compiere, forse il più importante,per iniziare a lavorare sui sensi del tuo allievo è riconoscere quale sia il sistema rappresentazionale (così chiamati perché rappresentano la nostra realtà) che egli utilizza in maniera preferenziale e partire da lì per sviluppare una serie di esercitazioni volte all’acquisizione di informazioni, esperienze, attraverso gli altri sensi. Nel mondo dello sport i sistemi rappresentazionali più utilizzati sono il visivo, l’auditivo e il cinestesico (tatto, sensazioni, emozioni), un po’ meno l’odorato e il gusto, anche se gli odori sono importanti perché creano delle ancore psicologiche molto forti, argomento di cui parleremo in un altro articolo.
Una volta identificato il sistema rappresentazionale preferenziale puoi iniziare a programmare delle esercitazioni, per lavorare sui canali sensoriali meno utilizzatiOgni esercitazione deve essere svolta seguendo vari criteri:
Semplicità: gli esercizi proposti devono essere molto semplici, per facilitare la percezione, da parte dell’allievo, dell’influenza che ogni senso ha sull’esperienza vissuta.
Esclusività: inizialmente va isolato ed utilizzato per quanto possibile il canale sensoriale sul quale decidi di lavorare. Potranno poi, con la pratica, essere proposti esercizi che coinvolgono in maniera mirata due sensi per volta, fino all’utilizzo di ogni sistema rappresentazionale.
Gradualità: le esercitazioni devono prevedere una difficoltà crescente, seguendo una progressione con incremento costante di difficoltà.
Differenziazione: l’allievo deve percepire nettamente le differenze prodotte dall’utilizzo nella forma più lieve o più intensa del sistema rappresentazionale sul quale si sta lavorando.
Successo: le esercitazioni devono dare fin dall’inizio dei risultati tangibili e immediati. Se non funzionano in brevissimo tempo, è consigliabile rivedere il processo e ripartire dalla semplicità.
Analisi dei risultati: i risultati ottenuti durante le esercitazioni devono essere monitorati. È importante avere la sensazione dei risultati del prima e del dopo, per un duplice motivo: possibilità di modificare gli obiettivi in funzione del risultato raggiunto e motivazione dell’atleta che tocca con mano i risultati ottenuti grazie alla tua guida e al suo impegno.
Verifica: raggiunto un buon livello di flessibilità nell’utilizzo dei vari sistemi sensoriali, è necessario effettuare dei test di verifica utilizzando i cosiddetti stressor. In questo modo potrai verificare l’effettiva acquisizione della capacità, da parte dell’allievo, di ricorrere ad altri sistemi sensoriali nel momento in cui interferenze esterne lo disturbano nell’utilizzo del suo sistema preferenziale.
Inizia fin da ora a lavorare sui sistemi rappresentazionali dei tuoi allievi e ti accorgerai come le prestazioni miglioreranno e di conseguenza anche i risultati.
Mauro Marino
Mental Coach
Responsabile Nazionale e della Formazione AICS Tennis
LA GESTIONE MENTALE DELLE DIFFICOLTA’ DI UN TENNISTA. 2° PARTE

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